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Descrizione:
Forse il più celebre tra gli scrittori della prima generazione romantica, poeta laureato tra il 1843 e il 1850, William Wordsworth fu interprete di primo piano del passaggio tra il  XVIII e il  XIX secolo. Sebbene dileggiato da Byron nel suo Don Juan (“Wordsworth’s last quarto, by the way, is bigger / Than any since the birthday of typography; / A drowsy frowzy poem called the ‘Excursion,’ / Writ in a manner which is my aversion", III, 845–8), egli rappresentò una vera e propria istituzione culturale del suo tempo, come annota Isabella Fenwick in occasione di un banchetto a Oxford: “No such acclamations had been heard excepting on the appearance of the Duke of Wellington – these however did not much move him – but when the public Orator spoke of him as the Poet of humanity […]  then he felt understood & recognised – & was thankful" (Woof 2001: 9-10). 
Wordsworth soggiornò per ben tre volte in Italia: nel 1790, nel 1820 e nel 1837. Particolarmente  interessante fu il terzo viaggio che  il poeta, ormai ultra sessantenne,  caricò di forti aspettative: alla ricerca dello spirito creativo che l'Italia era indubbiamente in grado di evocare, Wordsworth visitò le maggiori città d'arte accompagnato da Henry Crabbe Robinson e a Roma incontrò Joseph Severn, col quale s'intrattenne a parlare di  Keats.
Ma il legame tra Wordsworth e l’Italia non si esaurisce coi viaggi: egli studiò lingue moderne a Cambridge ed eccelse in Italiano, lingua da cui tradusse molto e con profitto, e di cui lesse i grandi capolavori, da Boccaccio a Boiardo, oltre ovviamente a Dante.
La sua reazione all’Inferno non fu, però, entusiastica: ragioni di ordine religioso e politico lo allontanavano dalla giustizia brutalmente retributiva di cui Dante forniva  esempi tanto grandiosi. La lingua di Dante era, senza dubbio, ciò che Wordsworth apprezzava maggiormente, come ben dimostra il sonetto  At Florence e come lo stesso poeta ammette in una lettera a Walter Savage Landor. Anche in uno dei suoi componimenti più programmaticamente metaletterari – il Sonnet on the Sonnet – Wordsworth introduce Dante come esempio formale da seguire. 
Questa ambivalenza nei confronti del poeta italiano,  in cui l'ammirazione formale si salda alla ripulsa morale e religiosa, rende lo spoglio dei ‘luoghi danteschi’  in Wordsworth  un vero e proprio terreno di scoperta continua.

Bibliografia:
WORDSWORTH W., 1994. The Complete Poems of William Wordsworth, ed. Antonia Till, London: Wordsworth Poetry Library.

GAULL M., 2011. “Wordsworth’s Italian Encounters”, in Burwick F., Douglas P. (eds), Dante and Italy in British Romanticism,  Basingstoke: Palgrave Macmillan, 15-28.
WOOF R. (ed.), 2001. William Wordsworth: The Critical Heritage, Volume I 1793-1820, London-New York: Routledge. 

Autore: Paolo Bugliani

William Wordsworth, Richard Carruthers, 1818