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Descrizione: Come d’Aubignac sottolinea nella prefazione all’opera, se la storia della Pulzella d’Orléans è un magnifico soggetto per un poema eroico, data la ricchezza e la varietà degli avvenimenti che la compongono, non lo è invece per un adattamento “ai rigori del teatro”, poiché questo genere letterario deve necessariamente concentrare i fatti avvenuti in diversi tempi e luoghi in poche ore, limitando le più belle azioni ad un racconto. Inoltre, trattandosi di un fatto ormai molto noto e pertanto privo di novità, la narrazione potrebbe risultare poco piacevole, mentre le caratteristiche della protagonista, “qui eʃt comme perʃonne diuine” (D'Aubignac, La Pvcelle d’Orléans, 1642, préface, s.p.), la sua terribile morte e le vicende politiche che ruotano attorno alla sua vita, esigono che il poema sia tragico. A queste numerose difficoltà, l’autore risponde innanzitutto con la scelta di concentrare l’azione nel giorno della morte di Giovanna d’Arco, nel rispetto, dunque, delle unità di tempo; quindi, per non ridurla a una semplice narrazione di un fatto ormai passato, ne affida il racconto ai diversi personaggi. L’intrigo amoroso che vede come protagonista il conte di Warwick, perdutamente innamorato della Pulzella, permette quindi all’autore di vivacizzare il racconto senza il timore di compromettere la verità storica, dato che si tratta di un avvenimento credibile che, a suo avviso, gli storici hanno ignorato e che anche gli inglesi hanno voluto passare sotto silenzio. La conseguente gelosia della contessa consente inoltre all’autore di rappresentare l’invidia dei suoi avversari per la gloria e i successi della Pulzella, mentre per suscitare sentimenti di pietà e terrore, egli mette in scena anche la fine tragica e improvvisa di alcuni dei giudici che l’hanno ingiustamente condannata. D’Aubignac è comunque certo che la Pulzella d’Orléans, dopo essere stata tanto sfigurata dalle rappresentazioni precedenti, sarà adesso rappresentata secondo la verità della storia, nella speranza che la verosimiglianza dell’argomento non tolga grazia e forza alla prosa.
La sua Pulzella è un’eroina casta, santa e coraggiosa, incarnazione perfetta dell’ideale femminile rappresentato dalla Vergine Maria; la pastorella che guida gli eserciti francesi alla riconquista della Francia e  impegnata a difendere fino alla morte la monarchia,  surclassando l’universo maschile. La vicenda ha inizio nella cella dove Giovanna è rinchiusa, in attesa della sua esecuzione. Lì appare il suo angelo-guida per mostrarle quale dovrà essere l’ultimo atto del suo sacrificio: rafforzare la sua umana debolezza e terminare la sua vita così come ha terminato la sua missione. Con la terribile visione del rogo, l’angelo la esorta ad fortificare il suo cuore e a trionfare sull’ingiustizia prima che l’autorità dei suoi nemici prevalga sulla sua innocenza: Dio la sosterrà nella sua prova estrema, dandole la possibilità e la capacità di condannare lei stessa i suoi giudici. Piena di fiducia nella volontà di Dio, Giovanna accetta l’ultima prova della sua virtù, e invoca le fiamme felici che presto le apriranno le porte del cielo. Giunge però il conte Warwick, fermamente deciso a farla fuggire, ma incapace di comprendere le ragioni che l’hanno sempre spinta a rifiutare la libertà e a non fidarsi dei suoi sentimenti, ma  per Giovanna, l’amore del conte è comunque criminale, poiché rivolto a una fanciulla che in mezzo agli uomini ha saputo conservare la sua virtù conquistandosi il rispetto dei capitani e dei soldati. Sarà Dio a liberarla con la morte e quel giorno Warwick sarà uno dei suoi giudici, abbastanza tenero per continuare ad amarla ma troppo vigliacco per resistere al crimine. Warwick decide comunque di organizzare la fuga della Pulzella, mentre sua moglie sfoga la sua gelosia per il marito innamorato della sua nemica, di una misera pastorella inviata da Satana. Insieme a Talbot progetta allora di farla morire, anche se il capitano teme che la sua morte potrà ritorcersi contro gli inglesi. Preferirebbe dunque tenerla prigioniera, senza scatenare la collera del cielo con un ingiusto castigo. Con un pretesto, le guardie riescono infine a far uscire Giovanna dalla sua cella, ma non appena si accorge che in realtà si tratta del piano di fuga organizzato dal conte Warwick, ella decide di ritornare nella sua prigione. Non è per il bene della Francia che lui vuole restituirle la libertà, ma per soddisfare la sua passione sregolata. Dio, invece, vuole che la Pulzella conservi la sua purezza, permetterà che i suoi nemici la facciano morire, ma non che qualcuno attenti alla sua virtù. A Warwick non resta allora che cercare di evitarle la morte, per quanto gli sarà possibile. Durante il suo processo, la Pulzella pronuncia la sua accusa nei confronti dei giudici e degli inglesi, la cui prima colpa è quella aver usurpato un regno che non gli appartiene. Prima di fare ritorno nella sua cella, ella predice ai giudici la loro terribile morte, lasciandoli in preda al terrore. Le accuse formulate durante la successiva seduta del processo non bastano a persuadere Talbot della necessità di una esecuzione, mentre l’improvviso pentimento della contessa di Warwick induce i giudici a pensare che ella sia vittima di un incantesimo della Pulzella, la quale viene infine condotta al rogo. Felice, Giovanna ringrazia Dio per averle dato la forza di affrontare le sue sofferenze, e chiede che la sua morte sia l’ultimo castigo inflitto alla Francia. Solo allora Warwick, disperato e pentito, comprende di non avere mai amato la Pulzella, ma soltanto se stesso e la sua folle cupidigia che ha consegnato Giovanna ai suoi giudici. Pertanto, quella stessa passione che l’ha uccisa, sarà ora il suo boia. Spetta a Talbot raccontare alla contessa la fine di Giovanna, una morte virtuosa come lo è stata la sua vita. I giudici subiscono invece il loro tremendo castigo, mentre Warwick si augura che il cielo possa essere soddisfatto dei segreti tormenti della sua anima, e che lo preservi da tutti i mali predetti da Giovanna per i suoi carnefici.

Autore: François Hédelin, abbé d’Aubignac (1604-1676)

Datazione: 1642

Ed Antiche: La Pvcelle d’Orléans. Tragedie en prose. Selon la verité de l’hiʃtoire & les rigueurs du Theatre. A Paris, chez François Targa, 1642.
http://gallica.bnf.fr/ark:/12148/bpt6k705463/f2.image

Commento: Borque, Bernard, L’Adaptation de l’histoire dans la tragédie: théorie et pratique chez d’Aubignac
http://se17.bowdoin.edu/files/BourqueCahiersXI2_2007.pdf

Borque, Bernard, All the Abbé’s Women. Power and Misoginy in Seventeenth-Century France, Through the Writings of Abbé d’Aubignac. Narr Verlag, 2015.
https://books.google.it/books?id=LsWuCQAAQBAJ&printsec=frontcover&source=gbs_ge_summary_r&cad=0#v=onepage&q&f=false

Michaud-Fréjaville, François, “Person vs. Personage: Joan of Arc in Seventeenth-Century France”, in Joan of Arc, A Saint for All Reasons, Studies in Myth and Politics, Dominique Goy-Blanquet (ed.), Burlington, Ashgate, 2003, pp. 39-57.

Nazione: Francia

Parole chiave

  • Riscrittura teatrale, Tragedia in prosa, Aubignac
Jacques Bellange (ca. 1575–1616) Giovanna d’Arco.
http://www.shpn.fr/page87/page87.html