Descrizione: Come Etienne Pasquier, anche François de Belleforest, storiografo ufficiale di Francia, racconta la storia di Giovanna d’Arco con profonda ammirazione, senza mettere in discussione il fatto che la Pulzella fosse lo strumento inviato da Dio per la salvezza della Francia: “Ie ne veux ici amener en doute la puiʃʃance de Dieu qui inʃpire ou bon lui ʃemble, & donne force où il veult. Ie ne veux faire ʃcrupule d’eʃcrire comme choʃe veritable ce que & les hiʃtoriens & la memoire ʃi freʃche de monuments & eʃtude d’vn peuple, nous font aʃʃez notoire” (Belleforest, Histoire, 1568, p. 304). Il suo scopo era quello di dimostrare come Dio provvedesse costantemente alle necessità umane, ricompensando coloro che accettavano di compiere la sua volontà: secondo questa prospettiva, anche Carlo VII aveva potuto beneficiare dell’aiuto della provvidenza grazie alla fanciulla-guerriera, allo stesso modo in cui gli ebrei furono liberati dall’occupazione Assira per mano di Giuditta. Inoltre, se chi era stato testimone degli eventi aveva voluto lasciarne un ricordo scritto e se anche altri autori, non soltanto francesi, avevano voluto magnificare le gesta e le virtù della Pulzella, a maggior ragione le era dovuto il perpetuo elogio della storia.
Belleforest è piuttosto sintetico nell’esporre i fatti, e si dilunga piuttosto in riflessioni che possano confermare sia il valore e la santità di questa “Amazzone campestre”, sia l’opportunità di credere alla sua divina missione. All’accademismo sterile degli scettici contrappone un’ingenuità senza colpa della quale si fa egli stesso portavoce, e che aveva spinto il Delfino ad affidarsi a Dio accogliendo senza riserve l’opportunità di salvare le sorti del suo regno. Tuttavia, dopo il resoconto sulla levata dell’assedio di Orléans, lo storico si sofferma anche sulle difficoltà incontrate dalla Pulzella nel portare a termine la sua missione, come la ferma opposizione dei consiglieri di Carlo di fronte a un progetto tanto rischioso quale poteva apparire il viaggio verso Reims. Questi ostacoli non bastano a scoraggiare l’eroina, la quale inizia la sua arringa volta a persuadere il giovane principe: nel suo “beau & Chreʃtien diʃcours”, Giovanna contrappone alla mancanza di fede, l’errore che più dispiace a Dio, la speranza che supera ogni impedimento e che da sempre premia chiunque in essa confidi: i consiglieri di Carlo parlano secondo ragione, ma la promessa del Cielo parla diversamente, come hanno dimostrato e le vittorie che lui stesso aveva già ottenuto. L’incoronazione e i successi delle campagne successivo cancellano infine ogni altro dubbio sulla natura dell’ispirazione di Giovanna d’Arco, tanto che la sua cattura, secondo lo storico, non scoraggia i francesi, che proseguono coraggiosamente la battaglia. Belleforest non dubita che la volontà degli inglesi fosse quella di adoperarsi con ogni mezzo per condannare la Pulzella, ma non trovando alcun fondamento alle accuse di stregoneria mosse contro di lei, ai giudici non rimase che giustificare la sentenza di condanna con l’utilizzo delle armi e degli abiti maschili, senza andare incontro ad alcuna opposizione: "Toutefois eʃtans iuges & parties en la cauʃe leur fut fort facile d’accouʃtrer le proces & ʃentece à leur aiʃe, veu qu’il n’eʃtoit homme qui oʃaʃt dire du contraite". (Ibid., p. 310).

Nazione: Francia

Parole chiave

• Racconto storico, François de Belleforest