Opera: 4.48 Psychosis
Traduzione: Evelyne Piellier
Data debutto: 09/12/2005
Luogo debutto: Teatro Strehler, Milano (Festival del Teatro d'Europa, VII edizione)
Compagnia/Produzione: Les Ateliers Contemporains e Théâtre des Bouffes du Nord
Interpreti e team creativo
con Isabelle Huppert e Gérard Watkins
luci Dominique Bruguière
suono Philippe Cachia
video Erwan Huon
scenografia Daniel Jeanneteau
costumi Ann Williams
Tournée/Riprese
(la data del debutto si riferisce a quello italiano)
Théâtre des Bouffes du Nord, Parigi (1 ottobre-9 novembre 2002)
CDN de Normandie, Rouen (16-20 novembre 2002)
Comédie de Genève, Ginevra (3-8 dicembre 2002)
Théâtre de Singel, Anversa (15-18 gennaio 2003)
Théâtre National Populaire (TNP), Villeurbanne (24-26 gennaio 2003)
TNB - Théâtre National de Bretagne, Rennes (5-9 febbraio 2003)
Théâtre des 13 vents, Montpellier (20-24 settembre 2005)
Usine C, Montréal (4-12 novembre 2005)
The Brooklyn Academy of Music (BAM), New York (19-30 ottobre 2005)
Berliner Festspiele, Berlino (23-27 novembre 2005)
Grand Théâtre, Città del Lussemburgo (1-3 dicembre 2005)
Teatro Strehler, Milano ( 9–11 dicembre 2005)
Descrizione: Prima grande regia europea di 4.48 Psychosis, lo spettacolo diretto da Claude Régy e interpretato da Isabelle Huppert e Gérard Watkins arriva in Italia alla fine del 2005, dopo una lunga tournée internazionale seguita al debutto al Théâtre des Bouffes du Nord, nell'autunno del 2002. In una interpretazione che mira a spogliare il monologo della sua componente referenziale,
Huppert si esibisce in un eroico assolo che la vede recitare immobile
in piedi per quasi due ore, con voce metallica monocorde, immersa in una scenografia astratta fatta di alte pareti-schermo coperte di
numeri e parole estrapolate dal testo. Dietro la cortina di garza che
le fa da sfondo si intravede una figura maschile in rosso (Watkins), un potenziale interlocutore quasi sempre muto
tranne che per i frammenti di dialogo, quando sussurra le sue battute
senza mai uscire allo scoperto.
Le recensioni italiane colgono e apprezzano la sfida di Régy e
hanno parole di lode per la ‘disciplina e la volontà ferree’ con cui
una ‘attrice di culto’ del calibro di Huppert ha accettato ‘una scelta
registica […] che sembrerebbe ridurre la sua interpretazione a un
esercizio di stile, a una recitazione rarefatta, quasi atonale’ (Gregori per l'Unità). Franco
Quadri presenta lo spettacolo, nella sua ‘mistica cerebralità’, come
una salutare ventata d’aria fresca ‘dopo tante singhiozzanti interpretazioni
nostrane’ e definisce Huppert ‘sublime’ per la sua capacità di
risultare ‘vera ma senza inseguire un modello reale’ (la Repubblica). Unica voce fuori dal coro Franco Cordelli, che scorge nell’ostentato
minimalismo dello spettacolo ‘un messaggio di esibizione che nega
tutto quanto il testo dice’ (Corriere della Sera).
Contributi critici scelti
recensioni italiane:
Patalogo n. 29 (2006), pp. 165-66.
Franco Cordelli, "Il divismo della Huppert a teatro cambia il messaggio di Sarah Kane", Corriere della sera, 12 dicembre 2005, p. 35.
Maria Grazia Gregori, “Magnetica, sensuale, umanissima e si chiama Isabelle Huppert (a teatro)”, L’Unità, 13 dicembre 2005, p. 18.
Gianni Manzella, "Huppert, la forza dell'immobilità", Il Manifesto, 18 dicembre 2005.
Franco Quadri, “Sublime Isabelle Huppert”, la Repubblica, supplemento Tuttomilano, 14 dicembre 2005.
altri contributi critici:
Lise Gagnon "Regardez-la disparaître : 4.48 Psychose", Jeu 119 (2006), pp. 139–142. Consulta
Martin Harries, “Still: Sarah Kane after Beckett and Joy Division”, Modern Drama 60:1 (2017), pp. 1-24 .
Sara Soncini, Le Metamorfosi di Sarah Kane: 4.48 Psychosis sulle scene italiane, Pisa, Pisa University Press, 2020, pp. 61-63, 65-66.