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Descrizione: Scritta in collaborazione con Coleridge e pubblicata alla fine del 1795, anche se datata 1796, Joan of Arc di Robert Southey è la prima opera della letteratura inglese dedicata interamente alla Pulzella. Poco motivato invece a interrogarsi sul carattere della sua vocazione, una problematica divenuta a suo avviso ormai del tutto sterile, Southey esprime comunque la sua opinione in merito e nega l’ipotesi dello strumento politico manovrato dalla corte, preferendo attribuire le gesta della sua eroina a un entusiasmo non comune che l’aveva resa in grado di prendere le armi e di lottare contro i nemici. La sua radicale concezione di libertà lo spinge anche ad andare oltre le circostanze storiche della vicenda e la Pulzella da lui descritta diviene l’incarnazione dello spirito francese rivoluzionario, del popolo che combatte contro il feroce tiranno straniero, ma anche l’immagine vivente di una nobile e incorrotta cultura della terra, di una forza della natura che obbedisce rousseauianamente agli impulsi più innocenti del cuore umano . Ciò è evidente soprattutto in questa prima edizione, che si apre con una significativa invocazione alla Libertà e il cui oggetto, annuncia il poeta, saranno gli innumerevoli orrori della guerra, i mali che si susseguono sul sentiero dell’Ambizione e la Francia preservata dalla mano di una vergine. Questi versi introducono uno scenario fittizio in cui la protagonista, già investita della sua missione, si imbatte in Dunois, in fuga dalle battaglie dopo essere stato ferito gravemente da una freccia. Le erbe miracolose di Giovanna ridonano immediato vigore al suo corpo ed egli, affascinato dalla sua misteriosa guaritrice, si inginocchia di fronte a lei profetizzandone la vittoria. Giovanna conferma l’intuizione di Dunois, ma lo prega anche di accompagnarla da Carlo e di ascoltare, lungo il cammino, la sua storia.
Rimasta orfana a soli quattro anni viene soccorsa da Bizardo, un vecchio eremita che la cresce in mezzo ad una natura incontaminata che dispensa abbondantemente i suoi doni. La sua vita trascorre in pace fino all’incontro con Théodore, un altro giovane scampato come Dunois alla furia della guerra. Il suo racconto le riporta alla mente le barbarie del passato, mentre la morte di Bizardo la proietta concretamente in quel mondo civilizzato e violento da quale era vissuta al riparo. Giovanna trova un nuovo rifugio a Domrémy, indicato da Southey come luogo d’origine del ragazzo. L’arrivo di Conrade rompe immediatamente la quiete ritrovata: anche lui è reduce dalla guerra, ma a differenza di Théodore, che si compiace della sua vita tranquilla e priva di gloria, è pronto a tornare a compiere il suo dovere di soldato finché la Francia non vedrà sorgere l’ora della sua pace. Il discorso di Conrade si rivela determinante per Giovanna, che da quel momento inizia a sentire la sua anima “Heaving beneath the uncumbent Deity”( R. Southey, Joan of Arc, 1796, I: 32, v. 462). La notizia dell’assedio di Orléans accresce il suo turbamento ed alimenta in lei un profondo desiderio di solitudine. Si rifugia nella foresta, dove la voce di Dio le si manifesta nella brezza della sera e la consacra finalmente come “the missioned Maid”(Ibid, I: 83, v. 496), destinata alla salvezza della Francia.
Il racconto della sua ispirazione prosegue nel secondo libro con i versi scritti da Coleridge, il quale descrive, in termini visionari, come il disegno divino realizzato da Giovanna e le successive, disastrose conseguenze per la nazione britannica si proiettino in un futuro apocalittico attraverso la guerra intrapresa dall’Inghilterra contro la Rivoluzione francese e americana. A farle da guida nel corrispettivo percorso mistico della sua investitura è un misterioso Spirito Tutelare, il quale le rivela la volontà dell’ “Eternal Father e Only Rightful King” (Ibid., II: 39, v. 3), mettendola di fronte alle personificazioni astratte dei mali della Francia, contro i quali dovrà scontrarsi, e alla terribile scena della Crudeltà che lega una fanciulla al rogo, nella quale Giovanna riconosce se stessa. Con una nuova ed efficace serie di immagini simboliche, Coleridge prosegue e racconta la colonizzazione dell’Inghilterra da parte degli inglesi e il trasferimento della rivoluzione dalla Francia all’America. L’apparato simbolico del secondo libro si chiude con l’esortazione a salvare la patria che lo Spirito rivolge a Giovanna; da qui, Southey riprende l’avventura più strettamente terrena della Pulzella con il suo viaggio verso Chinon, in compagnia di Dunois.
Il poeta continua a scagliarsi contro l’invasione degli inglesi attraverso i racconti dei veterani di guerra che i due protagonisti incontrano lungo il loro cammino e che inveiscono contro la crudeltà di re Enrico e del suo popolo. Southey non perde occasione di sottolineare la malvagità dei "lupi inglesi" che devastano e uccidono, e questo impietoso ritratto dei suoi connazionali contrasta con l’immagine positiva dei soldati francesi: in un mondo in cui i ruoli sono ben definiti e netto è il contrasto tra buoni e cattivi, oppressi e oppressori, tutti gli eroi del poema appartengono invariabilmente al popolo mentre Dunois, l’unico ad avere il sangue blu nelle vene, è comunque un figlio illegittimo. Ma non tutti i francesi sono degli eroi: se Enrico V è descritto come un uomo spietato e assetato di sangue, Carlo VII è un re codardo e indegno del suo rango, più interessato alla sua amante – la donna amata da Conrade – che alle sofferenze dei francesi. Dopo l’incontro tra il Delfino e Giovanna, il processo di Poitiers ripropone le tematiche sovrannaturali e simboliche della sua ispirazione: Ignoranza, Crudeltà e Superstizione si uniscono alla commissione dei prelati, chiusi nella più rigido formalismo ecclesiastico, ai quali Giovanna spiega in termini naturalistico-paenteistici la sua chiamata divina, ispirata dall’energia eterna che pervade la Natura e crea saggezza. Per contro, secondo i teologi, questa stessa Natura non insegna il pentimento e porta soltanto al peccato. La spiegazione di Giovanna non riesce a convincerli e subito decidono di sottoporla all’ordalia, ma una fiamma proveniente da una tomba mostra le armi destinate a lei, l’inviata del cielo. A corte giunge intanto Conrade, il quale riferisce la disastrosa situazione in cui versa la città di Orléans e chiede a Carlo un suo immediato intervento; la Pulzella intanto prende finalmente le armi nella chiesa di Santa Caterina mentre al castello, Conrade critica l’inerzia del Delfino e il tradimento di Agnes Sorèl, un tempo sua promessa.
Il resto del poema vede un continuo alternarsi di vicende belliche e umane ‒ la levata dell’assedio di Orléans, la morte di Théodore, fuggito dal suo villaggio per combattere insieme a Giovanna ‒ dove le vicende personali dei personaggi concorrono ad accrescere la drammaticità del racconto e la partecipazione emotiva del lettore, talvolta a scapito della veridicità storica.
Con il nono canto si completa l’apparato simbolico e visionario del poema, rispondendo alla missione ispirata dalla Spirito Tutelare immaginato da Coleridge nel secondo libro e al quale Southey sostituisce adesso un demone che conduce Giovanna in un inquietante viaggio nel regno della Disperazione, per dissuaderla dal portare a termine la sua missione. Ma invece di cedere alla paura e allo sconforto, Giovanna protesta coraggiosamente in nome di una fede che le dà la forza di levare gli occhi al cielo e pensare alla gioia che la attende dopo una vita trascorsa nel compimento del proprio dovere e del volere di Dio: “[…] There is a morning to the Tomb’s long night, / A dawn of glory, a reward in Heaven, / He shall not gain who never merited. / If you didst know the worth of one good deed / In life’s last hour, thou would’st not bid me lose / the power to benefit; if but save / A drowning fly, I shall not live in vain” (Ibid., IX: 327, vv. 253-256). La sua fede, che rimane salda anche di fronte alla visione del suo martirio, riesce a mettere in fuga il demone, al quale si sostituisce lo spirito angelico di Théodore. Con lui, Giovanna inizia la sua dantesca agli inferi, dove le è dato di conoscere il destino che attende gli schiavi della ricchezza e degli appetiti, gli ipocriti, i malvagi, i falsi amici, i falsi servi di Dio, i poeti corrotti e, infine, “the Murderers of Mankind” ( Ibid., IX: 351, v. 695), in mezzo ai quali, Southey colloca Enrico V, il quale, confessa i crimini commessi durante la sua vita, nella speranza che i suoi tormenti possano servire da monito al genere umano. Théodore rivela infine a Giovanna la ragione per la quale il male ha devastato il mondo, e come l’uomo riuscirà un giorno a liberarsi dei suoi idoli, permettendo alle virtù e all’uguaglianza di regnare finalmente sulla terra.
Il poema si chiude con la vittoria riportata durante la battaglia di Patay e l’incoronazione di Carlo, che Giovanna consacra “Chief Servant of the People”(Ibid., X: 407, v. 710), esortandolo al servizio e a compiere nel miglior modo possibile il suo dovere di sovrano, governando con giustizia e provvedendo alle necessità del suo popolo.


Autore: Robert Southey (1774-1843)

Datazione: 1796

Ed. moderne: Joan of Arc, an Epic Poem, by Robert Southey. Bristol: Printed by Bulgin and Rosserr, for Joseph Cottle, Bristol, and Cadell and Davies, and G.G. And J. Robinson, London. 1796.
http://babel.hathitrust.org/cgi/pt?id=dul1.ark:/13960/t8nc78s6v;view=1up;seq=3

Commento: C.C. Barfoot, “Une révision de la Pucelle: la Jeanne d’Arc du «renégat» Southey”, in Jeanne d’Arc entre les nations. Études réunies par Hoenselaars et Jelle Koopmans, CRIN 33 1998, Rodopi, Amsterdam-Atlanta 1998, pp. 77-101.

Pratt, Lynda. “Coleridge, Wordsworth, and 'Joan of Arc.' (Samuel Taylor Coleridge and William Wordsworth's criticism of Robert Southey).” Notes and Queries 41.3 (1994): 335+. Academic OneFile.

“Shakespeare and Voltaire Set Fire to History, in Joan of Arc, A Saint for All Reasons, Studies in Myth and Politics, Dominique Goy-Blanquet (ed.), Burlington, Ashgate, 2003, pp. 22-28.

Sternbach, Robert “Coleridge, Joan of Arc, and the Idea of Progress”, ELH, Vol. 46, No. 2 (Summer, 1979), pp. 248-26, published by: Johns Hopkins University Press.
http://www.jstor.org/stable/2872614?seq=1#page_scan_tab_contents

Warner, Marina, “Child of nature”, in Joan of Arc and the Image of Female Heroism, Berkeley-Los Angeles, University of California Press, 2000, pp.242-244.


Nazione: Inghilterra

Parole chiave

  • Poetry, Robert Southey
I vincitori dell’Inghilterra, incisione di Berthet ( XVIII secolo).
http://gallica.bnf.fr/ark:/12148/btv1b8551151n/f42.item