;

Descrizione:
Poeta e figura chiave fra i Great Six del Romanticismo inglese, autore di una versione in terza rima dell’episodio di Paolo e Francesca.

Il primo incontro con Dante risale al periodo universitario ad Harrow. Tuttavia è solo durante l'esilio volontario in Italia tra il 1816 e il 1823 che Byron acquista maggiore dimestichezza con le opere dantesche. Il poeta fiorentino è spesso menzionato non solo in lettere e appunti, ma anche nella produzione poetica di Byron, che fu profondamente ispirato dal patriottismo di Dante e dalla sua condizione di esule. L’episodio di Ugolino è ricordato in The Prisoner of Chillon (1816), Parisina (1816) e Don Juan (1819), in cui appaiono anche l’Ulisse dantesco e la traduzione delle prime terzine di Purg. viii. Dall'episodio di 'Fanny di Rimini', di cui propone una sua versione in terza rima (Saglia, 2002),  riprende il motto 'Nessun maggior dolore/che ricordarsi del tempo felice/ne la miseria' (Inf. v. 121-3), citato  in The Corsair (1814). Nel 1821 pubblica The Prophecy of Dante, a suo avviso 'the best thing I ever wrote, if it be not unintelligible' (lettera a Murray, 23 marzo 1820).

Il Byronic Dante
Childe Harold’s Pilgrimage (1812-1818) introduce il primo esempio di eroe byronico nella letteratura inglese. La preoccupazione per l’espatrio e la disillusione seguita alla Rivoluzione Francese spingono Byron a narrare i viaggi e le riflessioni di Harold, giovane viandante assetato di esperienza. Il tema dell’esilio emerge in apertura di terzo canto, dove l'intenzione è quella di seguire il modello dantesco di un passo del Convivio, precedentemente incluso da Henry Francis Cary nella sua prefazione a The Vision.  

Estratto esilio: le versioni di Dante, Cary e Byron

Seppur le pagine di Byron rievochino lo spirito dantesco, i due poeti contemplano evidentemente intenti diversi. Ad eccezione del passo del Convivio tradotto da Cary, Dante fa raramente accenno alla propria situazione, trattandosi nel suo caso di un esilio particolarmente amaro. Al contrario, il poema di Byron è caratterizzato dalle forti emozioni e dalla 'sete di viaggio' (CHP i. 28) del protagonista. Come sottolinea Ellis, 'nothing really contrasts more with Dante’s getting down to work to retain his status among men', intenzione con la quale è stato concepito il Convivio, 'than Byron’s exploitation of the dramatic possibilities of exile' (Ellis 1983: 44). 

I  molti rimandi al 'Bard of Hell' (CHP iv. 11; ii. 359) nel repertorio byronico sono indubbiamente sintomo di una fertile ricezione da parte dell’autore inglese, che ha significativamente contribuito alla fortuna di Dante nell’Inghilterra dell’Ottocento. L’esigenza di identificare nella figura dell’esule fiorentino un 'proto-Child Harold' (Ellis 1983: 44) ne tradisce una fruizione imbevuta di ideali romantici, analogamente a quanto avviene in Percy Bysshe Shelley e John Keats. Si parlerà dunque, in questo caso, di Byronic Dante piuttosto che di Dante Alighieri.  

Bibliografia:
BYRON G.G., 1980-93. Lord Byron: The Complete Poetical Works, ed. J.J. McGann, 7 vols., Oxford: OUP.

ELLIS S., 1983. "Dante as the Byronic Hero", in Dante and English Poetry: Shelley to T.S. Eliot, Cambridge: CUP, 36–65. 
SAGLIA D., 2002. "Translation and Cultural Appropriation": Dante, Paolo and Francesca in British Romanticism", Quaderns. Revista de traducció 7, 95-119. 
TOYNBEE P., 1909. Dante in English Literature: From Chaucer to Cary, 2 vols., London: Methuen.  

Autore: Silvia Riccardi

Lord Byron, H. Meyer da G.H. Harlow, 1816