Forme di interazione culturale della diaspora vichinga nel Mare del Nord

autore: Bianca Patria - referente scientifico: Marco Battaglia

© Pisa University Press 2016
DOI: 10.12871/diasporavichinga01
Sottoposto a peer-review
Published: 30/09/2016
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INTRODUZIONE

La diaspora vichinga è un fenomeno di interazione culturale di grande interesse, prodottosi come conseguenza della particolare rete di rapporti economici, politici, culturali e artistici che andò configurandosi nel corso del periodo noto come Èra vichinga, in seguito ai viaggi esplorativi e alle campagne di colonizzazione e di espansione commerciale intrapresi da navigatori scandinavi nell’arco di tempo compreso tra i secc. VIII e XII.
Dalle Isole britanniche agli empori commerciali del Baltico, dalle remote colonie di Islanda e Groenlandia alle nascenti formazioni territoriali nell’Europa orientale, prende vita una realtà culturale e linguistica fortemente integrata, pur nella frammentazione geografica, che conserva legami significativi con l’area d’origine scandinava e con le sue tradizioni. Tracce di questa matrice comune si riverberano nella sostanziale continuità, nello spazio e nel tempo, di motivi e di usanze, come nel caso dell’epigrafia runica, o nella permanenza di segni culturali solo parzialmente sbiaditi e camuffati dall’azione del tempo. Tra questi, i segni linguistici: nomi di persone, di luoghi e di popoli che offrono testimonianze precise di un particolare episodio di migrazione, di interazione e spesso di integrazione tra modelli culturali, lingue e linguaggi artistici differenti. Espressione di culture periferiche, le tradizioni epigrafiche e artistiche del nord Europa germanico e celtico sono portatrici di una specificità destinata a stemperarsi e in molti casi a scomparire nell’incontro con la cultura egemone, di impronta mediterranea e classica, dell’Europa cristiana.
Le schede prodotte nell’ambito del progetto “Forme di interazione culturale della diaspora vichinga nel Mare del Nord: tradizioni epigrafiche e tecniche retoriche della poesia norrena” si soffermano su alcuni aspetti di continuità, di alterità e di mobilità culturale nel particolare contesto sviluppatosi dal contatto tra le civiltà germaniche settentrionali e, in particolare, le realtà celtica e anglosassone delle Isole britanniche.
L’èra vichinga” definisce gli estremi cronologici e geografici e i principali caratteri culturali del flusso migratorio che, partendo dalla Scandinavia, investì larghe aree del continente europeo.
Vichinghi, Rus’, Vareghi” illustra le principali ipotesi etimologiche sugli appellativi con cui questi invasori furono noti ai popoli con i quali entrarono in contatto.
Il Danelaw”. L’area dell’Inghilterra settentrionale, corrispondente grossomodo alle odierne municipalità di East Anglia, Middle England, Yorkshire e Humbershire, rappresentò una delle zone di più intenso contatto con i vichinghi, che qui si stabilirono come coloni a partire dalla fine del sec. IX, ritagliandosi un’area di influenza politica e amministrativa, nota come Danelaw. Qui la presenza nordica è ravvisabile più che altrove nelle tracce di natura linguistica e nella ricca documentazione archeologica, nell’ambito di una produzione artistica ibrida anglo-scandinava.
Le Rune”. L’epigrafia vichinga, anche di carattere cristiano, si serve del dispositivo grafico di tradizione germanica, il fuþark o scrittura runica, nella variante nordica (fuþark recente); con questa pratica le civiltà scandinave mantengono in vita uno degli ultimi episodi di scritturalità alternativa a quella di matrice latina sul continente europeo, in forte affinità con quanto accade per un breve periodo in area celtica, a partire all’incirca dal sec. IV, con l’elaborazione del sistema grafico ogamico (“La scrittura ogamica”).